Come portare a compimento la nostra Salvezza

La Bibbia contiene versetti che spesso sembrano contraddirsi. Poi, quando le parole che leggi sono scritte da persone di cui credevi conoscerne il pensiero la cosa risulta essere ancora più complicata.

Uno dei versetti in questione lo troviamo nella lettera ai Filippesi quando il predicatore della grazia per eccellenza, l’apostolo Paolo disse : «Miei cari, voi che foste sempre ubbidienti non solo quando ero presente ma molto di più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore» (Filippesi 2:12) 

Alcuni usano queste parole per motivarci a lavorare per Dio visto che ci ha donato la salvezza, altri invece, per dire che la salvezza è qualcosa che dobbiamo mantenere attraverso una vita umile e di sottomissione.

Forse questo tipo di messaggio potrebbe sembrare “spirituale” ma un messaggio cosi è un insulto alla grazia di Dio.

Un predicatore una volta disse: “un dono che ottieni dall’uomo, l’uomo te lo potrà sempre togliere ma quello che ottieni da Dio, Dio non te lo potrà mai togliere”. E il più grande dono che Dio ha dato ai suoi figli è stato quello della salvezza. Una salvezza che non potremmo mai perdere. Nessuno che ha confessato Gesù come suo personale salvatore potrà perdere questo dono, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (Romani 11:29). Anche se magari stai passando del tempo lontano dalla casa del Padre, la verità è questa: una volta salvato sempre salvato. Perché la salvezza non è un comodato d’uso che ci viene dato e poi tolto se ci comportiamo male ma è un dono irrevocabile perché i nostri nomi sono stati scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo e l’inchiostro usato da Dio è stato quello del sangue di suo figlio Gesù.

Con questo non dobbiamo certamente cadere nell’inganno che possiamo fare tutto quello che vogliamo. Ma nemmeno credere che degli atti di disubbidienza possano toglierci ciò che il sangue di Gesù ci ha dato, altrimenti significherebbe che il peccato di Adamo è più forte del sangue di Cristo.

Cos’è la salvezza?

Prima di vedere il versetto di Filippesi è importante capire cos’è la salvezza perché il significato che abbiamo dato a questo termine  lo abbiamo relegato a: “se non credi vai all’inferno, se credi vai in paradiso.” Questa definizione però ha formato intere generazioni di credenti a vivere sulla terra come in una “sala d’aspetto” portandoci a non beneficiare della vita abbondante che Gesù ci ha dato.

Perché la parola salvezza che troviamo nella Bibbia nel greco è sótéria, parola usata per indicare benessere, prosperità, liberazione, conservazione, salvezza, sicurezza.

Per cui già dal significato possiamo comprendere che la salvezza non si occupa solo dell’eternità futura ma anche di guarigione, liberazione e prosperità che possiamo vivere anche oggi. Essere nati di nuovo o salvati è il più grande miracolo che possa capitare all’uomo non solo per scampare dall’inferno, ma per iniziare quel processo di stile di vita “soteria” (salvezza).

Quando Dio creò la terra, tutto andava bene. Non c’erano malattie, oppressione o povertà. Il tutto è arrivato dopo come risultato del peccato. Ma quando Gesù è venuto ha sconfitto il peccato, «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1:29) Ora, se il sacrificio di Gesù ha tolto il peccato portando la salvezza, ciò significa che in quella salvezza c’era anche la cura per tutti gli effetti del peccato. Infatti durante la sua permanenza, Gesù sottoponeva le persone a “soteria” che includeva sia la guarigione dell’anima che fisica. Tutte le persone che hanno avuto a che fare con Gesù hanno sperimentato questa piena salvezza.

Portare a compimento la salvezza…

Gesù disse che quelli che lo avrebbero seguito avrebbero fatto le stesse cose che lui faceva.

Ci sono molti che dopo aver creduto iniziano un percorso di apprendimento su Gesù e sulla salvezza, secondo la visione della propria denominazione. E questo di solito ci allontana dal diventare come Gesù e ci avvicina a ciò in cui crede la nostra chiesa o denominazione. Mentre la strada per diventare come Gesù è lasciata altrove. Potresti chiederti allora: qual è questa strada?

Sempre Paolo lo dice in Efesini 4:11-15 «Lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo»

L’obiettivo di Dio e il Suo desiderio è che ogni credente sia come Gesù . Un segno di maturità in Cristo non sta nel portare un buon messaggio ma nel conquistare anime, guarire, liberare, portare pace e promuovere la prosperità biblica con lo stesso cuore e la stessa intensità di Gesù.

Noi che siamo salvati per l’eternità siamo stati lasciati su questa terra per liberare la sua potente salvezza in un mondo malato.

Quindi portare a compimento la salvezza significa mettere all’opera la salvezza che abbiamo ricevuto per portare un cambiamento. Invece di vivere in relazione a quello che ci succede, problemi di ogni natura, economici, di lavoro o di salute, impariamo a vivere in relazione a ciò che Cristo ha detto e fatto.

Dio ci ha già dato il dono della salvezza – è dentro di noi – ora sta a noi metterla all’opera. Prendiamo quel dono e usiamolo per portare un cambiamento alle circostanze nostre e degli altri.

…con timore e tremore

Perché Paolo ci incoraggia a realizzare la nostra salvezza con timore e tremore? Perché la fede molto spesso è rischiosa. La fede spesso è contraria a ciò che vedono i nostri occhi e sentono le nostre orecchie, ed è per questo che tremiamo.

Se il medico dice che la nostra salute è in pericolo, le nostre emozioni reagiranno con timore e tremore. Se ci troviamo a dover annunciare il vangelo in un paese perseguitato le nostre emozioni reagiranno con timore e tremore. Dovremmo sforzarci quindi di entrare nel suo riposo in mezzo ai problemi, fissando i nostri occhi su Gesù nonostante la paura: “poiché è Dio che opera in noi”.

Paolo ne sapeva qualcosa quando andò a Corinto perché non conosceva cosa sarebbe successo in quella città pagana. «Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore;» (1 Cornizi 2:3). In altre parole, non voleva andare a Corinto! Era così spaventato che Dio dovette intervenire e dirgli “Non temere…” (Atti 18: 9). Ma è andato comunque, nonostante la paura perché portare il vangelo ai pagani era il compimento della sua salvezza. E quando cominciò a predicare Gesù Cristo e lui crocifisso, lo Spirito Santo si manifestò con una dimostrazione di potere soprannaturale (1 Corinzi 2: 1-5)

Allora perché sono coinvolti timore e tremore? Perché fidarsi di Dio può essere alle volte tremendo! La prima volta che ti offri di pregare per una persona malata può essere spaventoso. Perché la tua mente potrà domandarsi “E se non guarisce?”

Una volta il Signore mi ha mostrato che io e mia moglie saremo dovuti andare a pregare per una persona malata ma avevo paura di andare perché  la mia mente  era affollata da dubbi, “e se non guarisce che figura ci faccio? E se ci passo da idiota o da santone mi rovino la reputazione?” Ma alla fine ci siamo decisi e in mezzo alla paura e al tremore siamo andati a pregare per quella persona. Non mi sto paragonando al grande apostolo Paolo, ma per grazia di Dio io e mia moglie quel giorno non siamo scappati.

Non sperimenteremo mai  il DONO DELLA SALVEZZA se continueremo a mettere la paura davanti alla fede.

Come faccio a fare ciò che Paolo faceva?

I filippesi avevano assistito diverse volte alla potenza che operava in Paolo (vedi Atti 19: 11-12).  Ma Paolo non era un super uomo e noi non siamo meno di lui. Ecco perché disse ai filippesi e a noi: «…molto più adesso che sono assente imparate a portare a compimento la vostra salvezza da soli.»

In altre parole è come se Paolo stesse dicendo: non hai bisogno di me o di qualche altra persona super spirituale, non hai bisogno del pastore unto che viene dall’America o dell’apostolo di fama internazionale, hai solo bisogno di riporre la tua fede nella grazia di Dio affinché possa essere liberato il potere della salvezza, poiché è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo. (Filippesi 2:13)

Paolo non voleva andare a Corinto ma è andato lo stesso. Nonostante il suo“ timore e molto tremore” ha predicato Cristo crocifisso e il risultato fu che molti credettero e vennero battezzati (Atti 18: 8). Giona non voleva predicare a Ninive ma lo fece e un’intera città fu salvata. Sia Giona che Paolo corsero dei rischi per via della fede nonostante i loro timori. Ma è stato li che il regno di Dio è arrivato in due città e migliaia di persone furono salvate.

Non è sbagliato avere paura. Ma in presenza di questi sentimenti, portiamo a compimento la nostra salvezza. Prendiamo il rischio della fede, perché saremo benedetti e benediremo gli altri.

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