Ho sbagliato, e ora?

Come la parola pentimento, la confessione è un termine mal interpretato. Invece di portare guarigione ai sofferenti e vita ai morti, la confessione è spesso vista come un “prezzo da pagare” per continuare a stare alla presenza di Dio. “Vuoi essere perdonato? Allora confessa a Dio anche tutti i tuoi piccoli segreti.”

Confessare letteralmente è homologeó che significa “essere d’accordo o dire la stessa cosa di un altro“. È usato spesso nei contesti giuridici per indicare che un uomo è d’accordo con la dichiarazione di un altro.

Ora, nel caso di un credente che commette un peccato chi sarebbe “l’altro ” con il quale dovrebbe essere d’accordo? Rullo di tamburi: lo Spirito Santo. Si, Lui è quella persona che ci ricorda che il nostro peccato è stato completamente perdonato una volta per sempre quando Gesù è salito alla croce.

Ma alcune persone hanno una definizione diversa di confessione. Pensano che la confessione sia qualcosa da dover fare per essere perdonati da Dio e tornare ad avere comunione con Lui.

Il motivo di questo pensiero sta nel credere che – 1 Giovanni – dica che il perdono di Dio è condizionato dalla nostra confessione: «Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.»  (1 Giovanni 1:9)

Un versetto decontestualizzato

La Bibbia è ricca di informazioni, ma proprio come qualsiasi libro, se iniziamo a leggerla dal mezzo, senza comprenderne il contesto, è molto probabile che arriveremo a conclusioni sbagliate.

Molte delle lettere del Nuovo Testamento furono scritte in risposta a preoccupazioni, errori dottrinali e falsi insegnamenti. Perché nelle chiese di allora c’erano molte persone che non conoscevano Gesù. Pensa ai “falsi fratelli che si sono infiltrati tra di noi” (Galati 2:4) o “ai falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione” (2 Pietro 2:1).

Si ha l’idea che le chiese del Nuovo Testamento fossero dei lidi paradisiaci dove non c’erano “le persone cattive”. In realtà quelle chiese erano dei veri campi di battaglia tra cristiani, farisei, truffatori e falsi apostoli.

Allora è importante quando leggiamo la Bibbia capire quali siano le cose scritte per noi e quali per i non credenti. E’ come quando il predicatore, sapendo che ad ascoltarlo non ci saranno soltanto i fedeli, durante il suo messaggio dirà alcune cose ai non credenti ed altre ai credenti. La stessa cosa avviene con le lettere che troviamo nella Bibbia indirizzate alle chiese.

1 Giovanni è stata scritta, come risposta a delle chiese dell’ Asia che chiedevano a Giovanni: “Come affrontiamo l’eresia dello gnosticismo?'”

Lo gnosticismo deriva dalla parola greca “gnosis”, che significa conoscenza. Gli gnostici erano un gruppo di persone che credevano di possedere una conoscenza spirituale superiore. Credevano che tutta la carne fosse cattiva e che solo lo spirito fosse buono. Poiché credevano in questo, pensavano che: 1) Gesù non fosse realmente venuto nella carne ma solo nello spirito. 2) Dato che il peccato aveva a che fare con la carne potevano compiere qualsiasi tipo di azione anche la peggiore perché alla fine ciò che contava era lo spirito. 3) Che il peccato è un illusione, non esiste.

Allora l’apostolo Giovanni nei primi 8 versetti controbatte tutte queste eresie:

1)Gli gnostici insegnavano che Gesù non venne nella carne ma Giovanni assicura ai suoi lettori che Gesù era reale e non uno spirito: «Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita…noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi.» ( 1 Giovanni 1:1-3) (Nota che il “voi” è riferito agli gnostici non credenti, che erano presenti in quella chiesa)

2)Gli gnostici erano bravi a dire di essere stati salvati in Cristo. Ma sostenevano che qualsiasi azione fatta con il corpo, anche la peggiore, non aveva alcun peso, in quanto la vera vita riguarda solo lo spirito. Anche in questo caso Giovanni risponde dicendo: «Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità.» ( 1 Giovanni 1:6)

3)Infine gli gnostici credevano che il peccato non esistesse ma anche in questo caso Giovanni gli risponde: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la VERITA’ non è in noi.» ( 1 Giovanni 1:8).

Ti chiedo di prestare attenzione al versetto 8, perché è proprio qui il pomo della discordia. Usando il plurale “noi” pare che l’apostolo si riferisca anche ai credenti. Ma non è cosi!

Giovanni sta continuando a parlare agli gnostici non credenti, facendo però una dichiarazione molto forte: Se qualcuno, incluso noi credenti, credesse che il peccato non esiste (terza eresia gnostica) la verità sarebbe mancante nelle nostre vite.

Ora, qual è la VERITA’ di cui Giovanni parla? Gesù è la verità! Come lo so? E’ Gesù stesso a definirsi cosi: «Io sono la via, la verità e la vita…» ( Giovanni 14:6 ).

Il significato di 1 Giovanni 1:9

«Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.»  (1 Gv 1:9)

Ricorda, Giovanni sta parlando di persone che sono disconnesse da Dio, non credenti. Non hanno comunione né con il Padre né con il Figlio ( 1 Giovanni 1:3 ). Non hanno ricevuto il dono gratuito del perdono perché non credono di averne bisogno ( 1 Giovanni 1:8 ). Però, dopo aver dato loro la cattiva notizia – “state ingannando voi stessi”(v8) – Giovanni da a loro una buona notizia: “Ammettete il vostro bisogno di perdono e l’avrete! “(v9)E quante volte dovrete farlo? Una volta sarà più che sufficiente, perché nel momento in cui confesserete il vostro bisogno di Gesù, sarete purificati da ogni ingiustizia.

Nella lingua greca, le parole “perdona” e “purifica” significano azioni passate che hanno risultati oggi e continueranno ad avere risultati in futuro. Inoltre, la parola “ogni” usata in questi versi significa tutto. Non significa che siamo stati purificati solo dai nostri peccati passati e dalla nostra ingiustizia passata, significa che siamo stati purificati da tutta la nostra ingiustizia. E se Dio ci purifica da ogni ingiustizia, allora siamo purificati per sempre!

Allora è sbagliato confessare i propri peccati?

Certo che no! L’importante è capire che non confessiamo i peccati per farci perdonare da Dio. Ma li confessiamo perché Dio ci ha perdonato.

Quando pecchiamo ci sono due domande che possiamo farci. La domanda sbagliata è: “Cosa devo fare per il mio peccato?” È una cattiva domanda che porterà ad avere fiducia in se stessi. Siccome ho sbagliato devo confessarmi altrimenti Dio non mi perdonerà. Ma una domanda migliore sarà: “Cosa ha fatto Gesù per questo mio peccato?” e Giovanni ci ha detto chiaramente: ci ha purificati da ogni ingiustizia! (1 Gv 1:9)

La prossima volta che commetti uno sbaglio non essere in accordo con il nemico che ti accuserà dicendoti “fai schifo, ora devi fare qualcosa per tornare in comunione con Dio”. Decidi invece di essere in accordo con lo Spirito Santo che, nonostante quello che hai fatto, ti dirà che sei ancora giusto e gradito a Dio.

La confessione non è dire a Dio ciò che non sa. È impossibile. La confessione non è lamentarsi. La confessione è molto di più. La confessione è un affidamento radicale nella grazia di Dio. (Max Lucado)

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