Anche i demoni credono (Giacomo 2:19)

Qualche tempo fa ho letto su Facebook questa frase: “Essere cristiano significa perdonare l’inescusabile, perché Dio ha perdonato l’inescusabile in te”. Bella, vero? Ma, riflettendoci, in queste parole c’è una verità e anche una piccola bugia nascosta: la verità è che Dio ha davvero perdonato l’inescusabile in noi, la bugia è credere che essere cristiani significhi perdonare l’inescusabile.

Non ho potuto fare a meno di rispondere, e cosi ho commentato: “Essere cristiano significa credere in Gesù. Tutto il resto che facciamo o non facciamo non ci definisce come tali.”

La risposta ricevuta è stata? “Anche Satana e i demoni credono in Gesù, quindi sono cristiani pure loro?”

Eh sì, è un classico! Ogni volta che si tocca il tema della salvezza per grazia, qualcuno tirerà fuori sempre Giacomo 2:19:

Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano.

Proprio per questo ho deciso di scrivere questo articolo. Ma prima di arrivare al punto, dobbiamo farci tre domande fondamentali.

1. A chi è stata scritta questa lettera?

Il versetto 1 del primo capitolo di Giacomo dice che è stata scritta «alle dodici tribù disperse nel mondo». Chi sono queste tribù? Gli Ebrei, ovviamente! Ma ci sono due tipi di ebrei: quelli che credono in Gesù e quelli che non ci credono. A quale gruppo è stata indirizzata la lettera?

Basta dare un’occhiata al versetto 2, dove Giacomo dice: «Fratelli miei». Ok, siamo sulla strada giusta! Saltiamo poi al versetto 16: «Non v’ingannate, fratelli miei carissimi». E ancora al versetto 19: «Sappiate questo, fratelli miei carissimi».

Qualcuno potrebbe dire: “Beh, Giacomo è un ebreo, quindi chiama tutti gli ebrei ‘fratelli’.” In effetti, non è ancora chiarissimo a quale gruppo si stia riferendo. Ma se andiamo a Giacomo 2:1, il quadro si fa più nitido. Lì leggiamo: «Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signore Gesù Cristo…» . Ecco, questa affermazione può essere fatta solo a ebrei credenti in Gesù!

2. Perché Giacomo scrive questa lettera?

Ci sono molti modi per capirlo. Uno dei più semplici è guardare di cosa parla e a quali domande risponde. Se hai letto questa lettera, avrai notato che Giacomo dà istruzioni pratiche ai credenti ebrei su come resistere alla persecuzione, affrontare la tentazione e, soprattutto, obbedire alla Parola, non solo impararla. Li avverte anche di non mostrare favoritismi verso i ricchi nella chiesa. Nel capitolo 3, gli ricorda quanto la lingua possa essere pericolosa: meglio stare attenti a cosa diciamo e a chi lo diciamo!

Li mette in guardia contro l’orgoglio, che spesso causa conflitti nella chiesa. E, come se non bastasse, gli dice di non giudicarsi a vicenda e di non vantarsi troppo del proprio futuro. Conclude la lettera con consigli preziosi su come pregare, in particolare per i malati, e su come aiutare chi si è allontanato dalla fede.

In poche parole, questi credenti avevano un sacco di problemi nel capire come vivere insieme! Tutto era così nuovo per loro. Faticavano a capire quanto dell’Antico Testamento dovevano ancora seguire, chi mettere in posizioni di autorità nella chiesa e come affrontare la persecuzione, soprattutto da parte di altri ebrei che una volta erano loro amici. Non sapevano nemmeno bene come pregare, quando pregare e per cosa pregare.

Ecco perché Giacomo vuole dar loro una mano, offrendo consigli pratici per affrontare tutte queste sfide.

Quindi, abbiamo già risposto a un paio di domande fondamentali: A chi Giacomo ha scritto questa lettera? A credenti ebrei. Perché l’ha scritta? Per dare loro istruzioni sui fondamenti della vita cristiana.

Ma c’è un’ultima domanda da farsi:

3. Cosa intendeva Giacomo quando ha usato il termine salvezza?

Potresti chiederti: “Ma che c’entra questa cosa per comprendere Giacomo 2:19?” In realtà, è fondamentale! Perché gran parte della difficoltà per capire quel versetto ruota proprio attorno al significato della parola “salvare” che in tutta la lettera di Giacomo si ripete cinque volte ed una di queste si trova qui:

“A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?” (Giacomo 2:14)

A prima vista, sembra che il messaggio sia piuttosto chiaro: la fede da sola non può salvare nessuno se non ci sono anche le opere, giusto? Ma c’è un piccola trucco che dovremmo tenere a mente ogni volta che incontriamo la parola salvato nella Bibbia: chiedersi, salvato da cosa?

La Bibbia, infatti, usa la parola “salvezza” in modi diversi. A volte si riferisce alla salvezza dall’inferno per darci la vita eterna, altre volte invece parla di essere salvati da problemi più “terreni”. E che tipo di problemi? Beh, spesso quelli che il peccato porta nella nostra vita, come malattie, morte prematura, inimicizie, contese, giudizi. Tutti problemi che questi credenti stavano affrontando.

Facciamo un esempio. In Giacomo 1:21 leggiamo:

Perciò, deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre

Ora, se pensiamo che la parola salvare qui significhi ricevere la vita eterna, sembrerebbe che Giacomo stia dicendo che per ottenere e mantenere la vita eterna dobbiamo liberarci del peccato e costruire la nostra vita sulla Scrittura. E se non lo facciamo? Beh, rischieremmo di non “salvare” le nostre anime, giusto?

Però, quando capiamo che salvare in questo contesto significa “liberare” e che la frase “salvare l’anima” non si riferisce alla nostra parte eterna, ma alla nostra vita qui e ora, il tutto prende un significato diverso. Potremmo tradurla come “salvare la vita” dalla morte prematura (cfr. Giacomo 5:20). E questo ha molto più senso nel contesto, dove Giacomo ci invita a liberarci dal peccato e diventare operatori della parola, non solo ascoltatori.

Il punto della lettera di Giacomo in particolar modo il capitolo 2 non riguarda la fede in Gesù per la vita eterna ma piuttosto il vivere una vita di fede, che ci libera da molti mali terreni. Questo è confermato anche dai versetti 15-16  dove Giacomo scrive di come dovrebbero essere trattati i bisognosi. L’apostolo dice che quando si tratta di aiutare i poveri e i bisognosi non è sufficiente la fede, non è sufficiente dire a qualcuno: “Credi in Dio, e poi non provvedere ai suoi bisogni,” ma dice: “Quando qualcuno è nel bisogno non credere solo che Dio possa provvedere a lui ma tu provvedi a lui. Non dirgli solo che pregherai per lui.  Provvedi tu a lui”.

Ora, se questa fede, non porta ad una salvezza, ad una soluzione, ad una liberazione dai mali terreni vuol dire che questa fede è morta.

Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta. (Giacomo 2:17)

La parola “morto” in questo contesto non significa che qualcosa cessa di esistere, ma piuttosto che è diventato inutile o inefficace. Giacomo utilizza il termine “fede morta” per descrivere una fede che non porta frutti, che non è produttiva. Se qualcuno ha fede ma non la mette in pratica, questa fede non serve a nessuno: non aiuta chi ha bisogno, come chi è affamato o privo di vestiti, e non giova nemmeno a chi la possiede.

Quindi, una fede morta è una fede che non genera alcun beneficio concreto nella vita pratica.

Cosa significa Giacomo 2:19?

Ed eccoci finalmente al punto!

Molte persone usano Giacomo 2:19 fuori contesto. Sentono un pastore, un insegnante, o magari un blogger, dire che per essere cristiani e mantenere la vita eterna, basta credere in Gesù. E subito arriva la loro obiezione: “Non è vero! Anche i demoni credono!”

Certo, i demoni credono. Ma cosa credono esattamente? Giacomo dice che credono che esista un solo Dio. Ora, anche se non posso essere sicuro al 100%, presumo che i demoni credano pure che Dio sia una Trinità, che sia santo, giusto e buono e che Gesù sia Dio incarnato, nato da una vergine, che abbia vissuto una vita senza peccato, morto sulla croce e risorto dai morti.

In effetti, i demoni probabilmente conoscono più cose su Dio di noi! Scommetto che la loro “teologia” sia impeccabile. Insomma, loro credono un sacco di cose vere su Dio.

Ma indovinate un po’? Questo “credere” non gli dà la vita eterna.

La Bibbia è piuttosto chiara: per ricevere la vita eterna non basta credere generiche verità su Dio. Devi credere nella persona giusta per la cosa giusta, ossia devi credere in Gesù per la vita eterna (Giovanni 3:16; 5:24; 6:47).

Quindi, chi tira fuori questo versetto per dire che credere in Gesù non basta perché “anche i demoni credono”, sta usando un argomento completamente fuori luogo. Perché come abbiamo visto, quel versetto non c’entra proprio niente con la salvezza eterna!

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