
Che cos’è un pastore?
Un pastore è… beh, un pastore! In parole semplici, è qualcuno che si prende cura delle persone, le guida nel cammino spirituale e le aiuta a crescere nella fede. La parola stessa, infatti, ci rimanda a qualcuno che ha il compito di guidare e proteggere, come un pastore fa con le sue pecore. Niente di troppo complicato!
Il problema nasce quando ci si chiede: un pastore può essere donna?
1 Certa è quest’affermazione: se uno (tis) aspira all’incarico di vescovo, desidera un’attività lodevole. 2 Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie… (1 Timoteo 3:1-2)
La sensazione che abbiamo leggendo questi versetti è che solo gli uomini possano fare i pastori, ma aspetta un attimo! Paolo non ha mai detto: “Se un uomo desidera l’ufficio di vescovo.” Ha detto semplicemente: “Se qualcuno desidera l’ufficio di vescovo” (1 Timoteo 3:1). E se siamo tutti uno in Cristo, significa che chiunque, indipendentemente dal sesso, può aspirare a ricoprire il ruolo di pastore.
Nel Nuovo Testamento, Paolo usa spesso il pronome greco “tis”, che è un pronome indefinito, e significa semplicemente “qualcuno” o “una certa persona”. Se guardiamo il contesto in 1 Timoteo, è interessante notare che Paolo stava parlando principalmente di donne nei versetti precedenti (2:9-15). Se il suo intento fosse stato quello di dire che solo gli uomini possono ricoprire il ruolo di pastore, avrebbe sicuramente fatto un chiaro passaggio, usando un linguaggio che escludeva le donne. Eppure, continua con “Se qualcuno…” proprio per includere tutti.
Anche in Tito 1, lo stesso discorso:
“quando si trovi chi (tis) sia irreprensibile…” (Tito 1:6)
Insomma, l’uso di “tis” ci dice che Paolo stava parlando in termini neutri, senza fare differenze di genere. Se l’intento di Paolo fosse stato limitare il ruolo di anziano solo agli uomini, sarebbe stato un po’ strano iniziare con una frase così generica.
Marito di una sola moglie
Ecco il punto cruciale che sembra mettere fine alla questione:
Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie… (1 Timoteo 3:2)
A prima vista, potrebbe sembrare che il matrimonio sia un requisito obbligatorio, ma facciamoci una domanda: è possibile che Paolo stesse usando il matrimonio più come un indicatore del carattere, piuttosto che una regola rigida? Per capire meglio, ho preso in considerazione alcuni punti di Teran Williams, autore del libro “How God Sees Women”, che ho poi adattato per offrire una riflessione su questo tema:
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Un pastore deve essere sposato?
Non è detto. Paolo scrive per sottolineare l’importanza di un matrimonio sano, aveva capito che chi ha due o più mogli sarà un pessimo pastore. “Non fatelo diventare un anziano,” disse Paolo. “Invece, reclutate persone affidabili, fedeli e leali.” Quindi, il non essere sposato o anche l’essere divorziati non è un’esclusione, ma più un’indicazione di condotta. Paolo e Timoteo ne sono l’esempio: entrambi non sposati, ma comunque grandi leader spirituali! -
E gli schiavi?
Un’altra cosa da considerare è che molti schiavi non avevano la possibilità legale di sposarsi. Erano considerati proprietà del loro padrone, e non persone libere con diritti civili. Questo significava che non avevano il diritto di contrarre matrimonio riconosciuto dalla legge, e i matrimoni tra schiavi spesso non erano formalmente riconosciuti dallo Stato o dalla società. Se Paolo avesse fatto del matrimonio un requisito obbligatorio per diventare pastore, avrebbe escluso chiunque non avesse potuto sposarsi, come ad esempio i cristiani schiavi. Questo non sembra proprio essere l’intenzione di Paolo! -
Carattere e condotta
Quello che Paolo sembra davvero voler sottolineare è la condotta morale e cristiana. La sua preoccupazione non è tanto lo stato civile, quanto la fedeltà del pastore nel suo matrimonio (se è sposato) e in generale nel suo comportamento. La vita cristiana è basata sulla fedeltà e sull’integrità, e questo è un punto fondamentale per chiunque desideri ricoprire un ruolo di leadership. -
La visione di Paolo sulla vita da single
Inoltre, Paolo ha una visione molto positiva della vita da single, sia per uomini che per donne. Un single può avere più libertà di concentrarsi sul servizio al Signore, senza le responsabilità di un matrimonio (1 Cor. 7:32-35). Se pensiamo a Paolo e Timoteo, entrambi erano probabilmente single, eppure erano pastori e leader nella chiesa! Sarebbe un po’ strano pensare che qualcuno come Paolo, o addirittura Gesù, non sarebbe qualificato a guidare la chiesa solo perché non erano sposati, giusto?
Un linguaggio che rifletteva la realtà del tempo
In un’epoca patriarcale, dove i rabbini erano uomini, così come i sacerdoti e molte altre cariche religiose, Paolo usa un linguaggio che riflette questa realtà, senza però escludere le donne.
Nijay Gupta, professore del Nuovo Testamento, ci aiuta a capirlo meglio con un esempio semplice: immagina un club di golf con un cartello che dice “I golfisti devono avere la barba ben curata”. Questo cartello si rivolge alla maggior parte dei golfisti (che, all’epoca, erano uomini), ma non esclude le donne dal giocare a golf, giusto?
Allo stesso modo, Paolo usa un linguaggio che rifletteva la realtà del suo tempo, ma senza voler escludere le donne dal ruolo di leader spirituali.
Quindi, la frase “marito di una sola moglie” non esclude affatto le donne dal pastorato.
Se l’apostolo Paolo fosse stato contrario alla leadership femminile, avrebbe avuto tutte le opportunità per dirlo chiaramente, sia in 1 Timoteo che in Tito. Eppure, non disse nulla. Perché? Evidentemente, non aveva problemi con le donne pastore, e nemmeno noi dovremmo averli.