Il rischio di conoscere… senza riconoscere

L’hai vista anche tu, vero?
Questa immagine — una mano aperta, con dentro una piccola pietruzza — è apparsa ovunque negli ultimi giorni. L’hanno condivisa su Instagram, nei gruppi WhatsApp, su Facebook.

È tratta da un video registrato durante un incontro nella chiesa Missione Paradiso, nel Sud Italia, che ha rapidamente acceso un’ondata di reazioni, commenti e discussioni.

Durante un normale incontro domenicale è accaduto qualcosa che nessuno si aspettava. All’appello finale, diverse persone si sono ritrovate delle pietruzze nelle mani, così, all’improvviso. Nessuno gliele aveva date, nessuno le aveva viste cadere. Erano semplicemente lì, sul palmo delle mani, come apparse dal nulla.

Ovviamente, il video  ha fatto il giro del web. E, come sempre succede in questi casi, le reazioni si sono subito divise: C’è chi ha esclamato: “È un miracolo! Un segno di Dio!” Chi ha reagito con scetticismo: “Sarà suggestione… o forse un trucco”. E chi ha tirato fuori l’ipotesi più drastica: “Attenzione, queste cose non vengono da Dio…”

Guardare il video della predica suscita, inevitabilmente, un misto di stupore e perplessità: “Ma perché? Che senso ha? Perché proprio delle pietre?”

Ci tengo a dire che non è scetticismo, è onestà. È la reazione sincera di chi crede e vuole capire. Di chi ha letto, riflettuto e si ritrova davanti a qualcosa che non si spiega facilmente.

Ma proprio in quel momento, ti viene anche da pensare: “Chi sei tu per dire a Dio come deve agire?”

Almeno, questo è quello che è successo a me.

Perché, se ci pensiamo bene, Dio nella Bibbia ha sempre agito in modi totalmente diversi e inaspettati. Non aveva uno schema fisso, né una “procedura” da seguire. A volte parlava attraverso un cespuglio che bruciava, altre volte usava un asino per comunicare con un profeta testardo, e altre volte faceva cadere il fuoco dal cielo.

Lo stesso è stato con il nostro Signore Gesù: non ha mai agito sempre allo stesso modo.

Una storia antica, un problema attuale

Nel guardare il video della predica, mi è tornata in mente una parabola che parla proprio di pietre, anzi di una Pietra in particolare: “La pietra che i costruttori hanno rifiutata è quella diventata pietra angolare?.”

Ma andiamo con ordine.

Nel Vangelo di Luca, al capitolo 20, Gesù racconta una storia diretta ai capi religiosi dell’epoca che ce l’avevano con Lui perché stava facendo e dicendo cose che rompevano i loro schemi religiosi:

«Un uomo piantò una vigna, la affidò a dei vignaiuoli, e se ne andò in viaggio per molto tempo. 10 Al tempo della raccolta mandò un servo da quei vignaiuoli perché gli dessero una parte del frutto della vigna; ma i vignaiuoli, dopo averlo percosso, lo rimandarono a mani vuote. 11 Egli mandò un altro servo; ma dopo aver percosso e insultato anche questo, lo rimandarono a mani vuote. 12 Egli ne mandò ancora un terzo; e quelli, dopo aver ferito anche questo, lo scacciarono. 13 Allora il padrone della vigna disse: “Che farò? Manderò il mio diletto figlio; forse a lui porteranno rispetto”. 14 Ma quando i vignaiuoli lo videro, fecero tra di loro questo ragionamento: “Costui è l’erede; uccidiamolo, affinché l’eredità diventi nostra”. 15 E lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. (Luca 20:9-15)

In questo racconto ci sono quattro personaggi immaginari o meglio ruoli, che rappresentano quattro realtà spirituali:

  1. L’Uomo rappresenta Dio Padre che pianta una vigna, ovvero Israele. È Lui che prepara tutto: pianta, protegge, costruisce una siepe, scava un torchio e poi si fida, affidando la vigna

  2. I Vignaioli  sono i capi religiosi del tempo: farisei, scribi, sacerdoti. A loro era stato affidato il compito di custodire il popolo e guidarlo verso Dio. Ma nel tempo, quel compito così nobile si è trasformato in una struttura religiosa sempre più pesante e opprimente, trasformando  la fede in un sistema pesante, allontanando cosi il popolo da Dio.

  3. I Servi invece sono i profeti, inviati da Dio per richiamare il popolo al vero Padrone della vigna. Ma, come racconta Gesù, sono stati spesso rifiutati, perseguitati e uccisi. Un esempio fra tutti è Giovanni Battista.

  4. Infine abbiamo il Figlio del Padrone: Gesù, l’ultimo inviato, il Figlio amato. Anche Lui verrà rifiutato e ucciso.

Il problema dei vignaiuoli 

Alla fine della parabola, c’è un dettaglio che mi ha fatto riflettere (e un po’ tremare): il movente dell’omicidio.

I vignaioli non uccidono il Figlio per sbaglio. No, lo uccidono proprio perché sanno benissimo chi è:

“Costui è l’erede….” (Luca 20:14)

Il Figlio non era un volto nuovo. L’avevano visto crescere nella vigna, camminare accanto al Padre, ascoltarlo, imparare.

E paradossalmente, quella familiarità — invece di generare rispetto — ha prodotto disprezzo, portando magari i vignaiuoli a dire: “E lui chi si crede di essere? È uno di noi!”

Non era ignoranza, era piena consapevolezza. E questo, se ci pensi, è davvero umano.

La stessa dinamica la ritroviamo nel paese di Gesù, a Nazaret. Quando si mise a insegnare nella sinagoga, tutti erano stupiti dalle sue parole, ma poi qualcuno disse:

“Ma… non è questo il figlio del falegname? Lo conosciamo, è cresciuto qui tra noi…” (Marco 6:2-3)

E subito dopo, il testo dice:

“Si scandalizzavano a causa di lui.” (Marco 6:3)

Allora ti chiedo: cosa hanno in comune i vignaioli della parabola e la gente di Nazaret?

Entrambi avevano davanti qualcosa di sacro, qualcosa che Dio offriva, ma non riuscivano a vederne il valore perché la forma era troppo ordinaria, troppo familiare.

Allo stesso modo, il loro attaccamento a una religione fatta di regole, titoli e schemi aveva spento la capacità di riconoscere Dio quando si muoveva davvero.

Erano talmente dentro i meccanismi religiosi… da non accorgersi che Dio era uscito fuori dai loro schemi e stava proprio davanti a loro.

E questo è un problema che viviamo anche noi oggi. Quante volte rifiutiamo qualcosa da parte di Dio solo perché non combacia con le nostre abitudini?

Ma Gesù, dopo la parabola, ci lascia una frase potente:

La pietra che i costruttori hanno rifiutata è quella diventata pietra angolare?.” (Luca 20:17)

Il Figlio, rifiutato nella parabola, è proprio quella pietra. Non perché inutile, ma perché non adatta ai loro occhi.

Ora, noi abbiamo creduto in Cristo e non inciampiamo su questa Pietra. Ma a volte Dio ci presenta altre pietre: segni, persone, parole, situazioni. E siccome non hanno la forma che ci aspettavamo, rischiamo di scartarle.

Perché il punto è che, quando Dio si muove fuori dai nostri schemi, la nostra prima reazione è spesso: “No, non può essere Lui…”

Allora oggi la domanda è questa:

Come possiamo uscire dagli schemi?

Gesù, due capitoli prima della parabola dei vignaioli, ci dà la chiave.  È come se Luca volesse dirci: “Vuoi capire davvero questa parabola? Allora torna un attimo indietro.”

E cosa troviamo? Una frase di Gesù che sembra messa lì proprio per prepararci:

 In verità vi dico che chi non riceve il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà (Luca 18:17)

Nel tornare ad essere bambini sta la vera vittoria.

Perché il bambino non presume di sapere tutto, non pretende di avere il controllo. Si fida, si lascia sorprendere, ascolta con stupore.

Gesù ci chiede di tornare a quella purezza interiore: una fede che non vive di abitudini religiose, ma di relazione viva, che ogni giorno si rinnova. Perché solo chi è piccolo dentro può riconoscere la voce di Dio anche nelle forme più semplici o inaspettate. Come quelle pietre e quell’olio apparsi nelle mani di alcune persone  nella chiesa di Missione paradiso.

Non sappiamo esattamente perché Dio abbia scelto quel segno. Ma forse voleva semplicemente dire:

Sono ancora qui… e posso ancora sorprendervi. Non mettetemi limiti.

4 Commenti

  1. Anche il cadere all’indietro è un segno della manifestazione di Dio?Anche la risata sguaiata ed irresistibile è manifestazione di Dio?Anche dimenarsi per terra è una manifestazione di Dio?
    Io sono molto scettico davanti a tutto questo. Credo che ci sia molta manipolazione emotiva e trucchi vari.

    • Hai ragione a porti queste domande. Sono le stesse che molti si fanno — e anch’io, davanti a certe manifestazioni, mi sono chiesto: “Ma davvero questo è da Dio?”

      Credo che Dio non si offenda se gli rivolgiamo domande sincere. Anzi, ci invita proprio a cercare, a discernere, a verificare ogni cosa.

      Nel caso specifico, però, la cosa che ha colpito è che non si trattava di manifestazioni emotive (come il cadere all’indietro, le risate, o il dimenarsi), che — volendo — si possono anche simulare o interpretare in tanti modi.
      Qui è comparso qualcosa di fisico, visibile, tangibile, nelle mani di persone comuni, durante un semplice momento di preghiera.

      Ora, non sto dicendo che dobbiamo credere ciecamente. Ma forse possiamo almeno restare aperti, senza avere fretta di etichettare tutto.

      Perché, in fondo, Dio rimane sempre libero di sorprenderci.

  2. Per me Dio ci ha già stupito, non abbiamo ancora bisogno di altre manifestazioni per credere. Nella Parola rivelata c’è tutto ciò che ci serve per credere pentirci ed esserne salvati. Non c’è bisogno di altre straordinarie manifestazioni sensazionali per credere o per esserne risvegliati spiritualmente. Guardiamoci dai falsi profeti e dalle false manifestazioni, perché anche satana sa fare cose spettacolari.

    • Vero, la Parola rivelata è sufficiente per conoscere il Vangelo, pentirsi e ricevere salvezza. Nessuna manifestazione può sostituire ciò che Cristo ha già compiuto.

      Ma proprio quella stessa Parola ci dice anche che Dio continua a manifestarsi. Ad esempio, leggiamo:

      “A ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per il bene comune”
      (1 Corinzi 12:7)

      La Bibbia non parla solo di ciò che Dio ha fatto, ma anche di ciò che vuole ancora fare attraverso il Suo Spirito. Le manifestazioni non sono da ricercare per stupirci o per “credere di più”, ma possono essere strumenti di edificazione, risveglio, o conferma.

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