Hai mai avuto la sensazione che, anche nelle giornate apparentemente tranquille, ti venga rubato qualcosa? No, non parlo del portafoglio. Né delle chiavi di casa. Parlo di qualcosa di molto più prezioso: la gioia.
Questa settimana ho capito che spesso, senza nemmeno accorgercene, nella nostra vita si intrufolano due ladri molto abili. Non indossano passamontagna, non scassinano porte eppure sono bravissimi a derubarti. I loro nomi?
Ieri e Domani.
Ieri è il ladro nostalgico, un po’ malinconico, che arriva sempre senza farsi notare. Ma appena entra, si fa sentire eccome. Si presenta con una valigia piena di rimpianti, errori, parole non dette, scelte sbagliate. Ti fa rivivere certe scene al rallentatore, con la voce dentro che ti sussurra: “Se solo avessi fatto diversamente…”
E così, in pochi secondi, la gioia che avevi al risveglio, sparisce.
Domani, invece è il tipo ansioso, quello sempre in anticipo, che si agita anche se non c’è motivo. Non arriva con rimorsi, ma con una montagna di “E se…?”
“E se le cose non cambiano?”
“E se Dio non risponde?”
“E se fallisco di nuovo?”
Domani ti fa vivere un film che non è ancora andato in onda e intanto, ti porta via la pace del cuore.
Il risultato? Uno ti blocca nel passato, l’altro ti spinge nel futuro. E nel frattempo il presente cioè la vita vera ti scivola via.
I due ladri nei Vangeli
Nel momento più drammatico e allo stesso tempo più potente della vita di Gesù, accanto a Lui sulla croce ci sono due ladri che sembrano proprio loro: Ieri e Domani.
Il primo dei due ladroni è lì, appeso, a pochi metri da Gesù. Ma sembra lontanissimo, prigioniero del suo ieri. Schiacciato dai rimorsi, paralizzato dalla vergogna, non riesce a guardare Gesù negli occhi. Non riesce a credere in nulla. L’unica cosa che gli esce dalla bocca è un insulto amaro, intriso di delusione:
Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» (Luca 23:39)
Come a dire: “Tanto non cambia nulla. Se sei davvero chi dici di essere… dimostralo. Ma io non ci credo più.” È come tanti che vivono nel passato: feriti, disillusi, convinti che ormai sia troppo tardi per loro.
L’altro ladrone è nella stessa condizione: stessa croce, stesso dolore, stesso fine. Eppure qualcosa in lui è diverso. Tra le grida, i chiodi, il sangue riesce a voltarsi verso Gesù.
Non chiede una prova. Non pretende un miracolo. Dice solo:
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno.(Luca 23:42)
Parla con fede ma è una fede proiettata in avanti. Sta pensando al futuro, a “quel giorno” in cui — forse — Gesù regnerà davvero. Come tanti di noi, anche lui dice: “Un giorno, più avanti… magari…” non vive il presente, sta credendo per dopo.
E proprio qui, arriva il colpo di scena.
Gesù, in mezzo a due uomini intrappolati tra passato e futuro, risponde in modo completamente inaspettato. Con una voce piena di autorità e tenerezza, riporta tutto all’unico tempo che conta davvero: il presente
Oggi sarai con me in Paradiso. (Luca 23:43)
Mentre uno dei ladroni è paralizzato dal passato, e l’altro proiettato in avanti, Gesù si muove nel presente. Perché il presente è l’unico posto dove Lui ci incontra davvero. Non nel rimpianto. Non nell’ansia. Ma qui, ora, oggi.
Una promessa antica, ma ancora valida
E infatti, anni dopo, l’apostolo Paolo scriverà una frase che vibra di questa stessa verità:
Ora è il tempo favorevole, ora è il giorno della salvezza.” (2 Corinzi 6:2)
Sai cosa c’è di curioso in questa frase? Non è una invenzione di Paolo. Sta semplicemente citando una promessa antica, scritta dal profeta Isaia:
“Nel tempo della grazia ti esaudirò, nel giorno della salvezza ti aiuterò…” (Isaia 49:8)
Eppure, ai tempi di Isaia, quel giorno sembrava lontano. Il popolo viveva sotto la legge, sotto il peso del merito. La benedizione non arrivava per caso; dovevi guadagnartela con sacrificio, sforzo, obbedienza. La grazia era un’idea distante, quasi un sogno che sembrava sfuggire.
Poi, un giorno, arriva Gesù. E tutto cambia. In Luca 4, Gesù entra nella sinagoga. Gli danno da leggere il rotolo del profeta Isaia. E Lui legge proprio quel passo che dice:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me… mi ha mandato per annunciare il lieto messaggio… e per proclamare l’anno accettevole del Signore.” (Luca 4:18-19, citando Isaia 61)
Poi chiude il rotolo, si siede, e con tutti gli occhi puntati su di Lui, dice:
“Oggi si è adempiuta questa Scrittura.” (Luca 4:21)
In pratica, Gesù stava dicendo: “Quel tempo di grazia che Isaia annunciava è arrivato. È adesso. Sono io.”
Da quel momento, la grazia non è più un sogno lontano, ma una realtà presente.
E quindi? Cosa significa per te?
Significa che non devi aspettare di essere a posto. Non devi tornare indietro a sistemare tutto. Non devi spingerti avanti per capire come andrà. Perché Dio è già qui.
Sei stanco? Il ristoro è oggi. Sei ferito? La guarigione è oggi. Ti senti lontano? Il perdono è oggi. Ti senti smarrito? La guida è oggi.
Ora, qualcuno potrebbe dire: “Ok, capisco… ma io oggi non riesco a vedermi guarito. Il mio corpo è ancora malato. Il dolore c’è, i sintomi ci sono. Come posso dire che la guarigione è adesso?”
Ottima domanda.
C’è una risposta potente che Gesù ci da proprio negli ultimi giorni prima della crocifissione.
Un giorno, mentre aveva fame, vide da lontano un fico. Ma quando si avvicinò, trovò solo foglie, nessun frutto e lo maledisse.
Il giorno dopo, i discepoli videro che l’albero si era seccato dalle radici e Pietro, stupito esclamò:
“Maestro, il fico che hai maledetto è seccato!” (Marco 11:12–25)
Era successo qualcosa, ma non subito visibile. Il fico si era seccato dalle radici, e solo dopo si è manifestato all’esterno. Gesù allora insegna qualcosa di potente. Non solo sulla fede, ma su come Dio agisce nel tempo presente:
Tutte le cose che chiederete pregando, credete di averle ricevute, e le otterrete. (Marco 11:24)
Hai colto il dettaglio? Il verbo è al presente.
Gesù non dice: “Quando vedrai, allora potrai credere.” No, credi prima di vedere. Perché Dio lavora nell’oggi.
Questo cambia tutto:
-
Anche se i sintomi ci sono ancora…
-
Anche se le circostanze non sono cambiate…
-
Anche se “fuori” sembra tutto come prima…
Tu puoi comunque dire: “Dio ha iniziato oggi, nelle radici, nel profondo. Anche se ancora non si vede. Perché l’oggi è dove nasce il miracolo”.
In conclusione
Se ti accorgi che “Ieri” e “Domani” ti stanno rubando la gioia e ti senti intrappolato nei ricordi o ansioso per il futuro, fai un respiro profondo, chiudi gli occhi e ricorda questo: il giorno in cui posso davvero incontrare Gesù non era ieri, non è domani. È oggi. Perché la grazia non si aspetta, si riceve adesso. E Dio è qui proprio oggi per me.
